Educare è un'opera di carità

I Verbi del Cuore

Educare


Nella parabola del buon grano e della zizzania il campo di cui Gesù parla è certamente la società umana, in cui convivono opere di bene mescolate ad azioni malvagie. Ma un altro campo è il
cuore dell'uomo in cui convivono – spesso in modo confuso – sentimenti, pensieri, desideri, bisogni buoni e cattivi: appunto il buon grano insieme alla zizzania.
E' importantissimo, perciò, che un uomo conosca il proprio cuore e sappia distinguere in esso il buon grano dalla zizzania. Senza un chiaro discernimento, può far confusione tra pensieri e bisogni buoni e cattivi, cadendo in errori che prima o poi si pagheranno nel corso degli anni.
Non è facile fare da soli chiarezza dentro il proprio cuore, perché nessuno è maestro di se stesso. E' un grande dono trovare una persona che sa ascoltare, illuminare e consigliare per il bene.
Ascoltare un altro è un'arte impegnativa, perché è come aprirgli la porta di casa propria ed ospitarlo dentro di noi accogliendo ciò che ha di più personale. Quest'opera di miseriCOR-dia va fatta con delicatezza e, insieme, con coraggiosa onestà per il bene dell'altra persona.
Questo discorso, che tocca tutti gli ambiti della vita, si applica in modo del tutto particolare nel campo scolastico, dove si trovano delle persone - dai più piccoli ai più grandi - che “non sanno” e
quindi devono essere introdotti nel vasti campi delle conoscenze.
Dovrebbe essere il lavoro fatto dagli insegnanti nella scuola. Famose e illuminanti le parole di Plutarco, che diceva: “Il maestro non è uno che riempie un sacco, ma uno che accende delle fiamme!”.
La parola in voga oggi, purtroppo, non è più 'educazione', ma 'competenza': il termine indica abilità, capacità, idoneità. Ma sulla scorta della sua etimologia latina non ha mai del tutto perso l'idea del 'gareggiare', dell'essere meglio equipaggiati e attrezzati. Ancora oggi non nasconde, cioè, l'idea che a scuola si va per ingaggiare lotte nella vita e riuscirne vincitori. E pensare che già solo il verbo “studère”, in latino, indica semplicemente “amare”!
L'insegnamento a soggetti immersi in troppe informazioni e privi di punti di vista sicuri oggi è soprattutto scienza della mediazione, data la complessità crescente del mondo e della cultura.
Per educare soggetti che non vanno mai a fondo delle cose, perché sono abituati alla velocità e sintesi parziali, occorre proporre un ritmo lento, sacrificando la quantità in funzione della profondità, prendendosi anche il lusso di indugiare sulle cose.
Nel caso di soggetti che per la loro cultura tendono alla specializzazione spinta, senza provare interesse per altro, va ricuperata la categoria-chiave della gratuità, cioè di ciò che non è finalizzato.
 

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